Da un minimo di più di 1000 ad oltre 2000 euro al giorno per
il top manager della neo-compagnia italiana targata Draghi ma ad Alfredo
Altavilla la lauta retribuzione non sembra bastare, addirittura considerandola “gravemente
lesiva” delle sue competenze
È difficile digerire tali considerazioni soprattutto da
parte di quei lavoratori che, pur percependo per anni un salario di circa 30-40
volte inferiore a quello dell’attuale Presidente di ITA, al momento del
passaggio da Alitalia alla nano-compagnia, concretizzatosi per pochi
“fortunati” e diversi “segnalati”, se lo sono visti tagliare fino al 40%. Indigesta
anche a quei lavoratori espulsi dalla produzione e lasciati in cigs, che l’Inps
paga a singhiozzo, e che, su richiesta di Altavilla, a cui il Ministro Orlando
ha ubbidito senza colpo ferire, subiranno per il 2023 anche un taglio della
integrazione del fondo di solidarietà del 25%, portando il valore delle
prestazioni complessive per chi fruirà degli ammortizzatori sociali dall’80% al
60% della retribuzione percepita quando si era in servizio.
Altavilla ha altresì puntualizzato la discrepanza tra lo
stipendio propostogli e il valore del suo operato e i risultati raggiunti con
Ita, che a questo punto sarebbe interessante enumerare. Ma andiamo per punti:
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