Negli ultimi anni, anche a causa della pandemia, il
deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro ha interessato tutta
l'Europa. La disoccupazione e la precarietà hanno aumentato le disuguaglianze
sociali e la concomitante perdita dei diritti sindacali minimi.
A partire dal giugno dello scorso anno, la maggior parte
delle organizzazioni sindacali italiane di base e conflittuali ha ritenuto
ineludibile un percorso unitario di confronto, capace di individuare strategie
e obiettivi di lotta condivisi e coordinati.
Le piattaforme rivendicative emerse da questo percorso hanno
avuto due principali momenti significativi: il primo è stato lo sciopero
generale dell'11 ottobre 2021, quando si sono svolte manifestazioni in
molte città italiane per bloccare i licenziamenti, chiedere aumenti salariali e
pensionistici, protezione dall'inflazione, un reddito per i disoccupati, una
vera democrazia sindacale, garanzie di sicurezza sul lavoro e tutela dei
lavoratori immigrati.
Per il sociale ci siamo opposti allo sblocco degli sfratti,
a tutte le discriminazioni di genere, alle produzioni nocive, alle grandi opere
speculative, alle spese militari e alle servitù, chiedendo al contempo misure
urgenti in materia di sanità, istruzione, trasporti e tutela ambientale.
Insieme abbiamo manifestato contro il G20 il 30 ottobre
e il 4 dicembre abbiamo organizzato una giornata di protesta contro
l'attuale Presidente del Consiglio italiano, chiamata "No Draghi Day".
Nel marzo 2022, l'invasione dell'Ucraina da parte della
Federazione Russa, come continuazione di un conflitto ipocritamente ignorato
dai Paesi europei ma già sanguinoso dal 2014 nella regione del Donbass, ha
cambiato il panorama geopolitico europeo e globale.
Le conseguenze sociali ed economiche della crisi bellica che
da mesi segna lo scontro tra l'espansionismo russo e quello della NATO si
ripercuotono inesorabilmente sulle classi sociali meno favorite di tutta
Europa, seminando al contempo distruzione e morte tra l'innocente popolazione
civile ucraina, alla quale và la nostra solidarietà.
L'attuazione da parte dell'Italia e dell'UE di un’"economia
di guerra", caratterizzata da un aumento straordinario delle spese
militari per una vera e propria co-belligeranza e dalle spedizioni di armi
all'Ucraina nonché da sanzioni ipocrite con effetto boomerang che colpiscono
soprattutto settori come l'energia, i trasporti e l'alimentazione, hanno
portato a un aumento dell'inflazione e dell'elevato costo della vita.
Il 20 maggio 2022 proclamiamo uno sciopero
generale e sociale contro la guerra, l'economia di guerra e il governo
di guerra, con manifestazioni in almeno 27 città del nostro Paese.
Di fronte all'evidenza che le decisioni politiche ed economiche vengono prese congiuntamente dai principali governi europei, che la guerra e l'economia di guerra sono destinate a durare a lungo, riteniamo che una prima fase di contatto per un confronto europeo del sindacalismo alternativo sia necessaria anche da parte nostra per valutare insieme la possibilità di iniziative di protesta condivise e coordinate. Vi proponiamo pertanto di partecipare a un "Forum internazionale del sindacalismo di base" che si terrà a Roma il 10 e 11 settembre 2022, al fine di cercare nuove alleanze e prospettive per le lotte sindacali a livello europeo.
Cub unicobas, Usi Adl Varese, Cobas Sardegna SGB