Il Giorno 29 febbraio 2004
Rodano – l’infortunio avvenuto nei magazzini della Carlo Erba Reagenti affidati alla Tnt LogisticsOperaio si brucia con l’acido solforico Rodano – Ustionato dall’acido solforico, un operaio è finito in ospedale per un infortunio sul lavoro, avvenuto nei magazzini Carlo Erba Reagenti.
L’incidente è avvenuto mentre il lavoratore, il 24enne M.F., stava spostando un bancale con il carrello elevatore ed è caduta a terra una scatola contenente dell’acido solforico al 96%. “Il liquido gli è finito sul corpo – spiega Angelo Pedrini, funzionario della Cub – impregnando i pantaloni. Il capo della cooperativa Blue Service, che ha in appalto il lavoro, ha sottovalutato l’infortunio”. Nei mesi scorsi la Cub aveva denunciato la gestione del magazzino della Carlo Erba, affidato alla Tnt Logistics e poi appaltato a diverse cooperative.
Secondo i sindacati questo gioco delle scatole cinesi ha un solo effetto: impiegare operai impreparati alla movimentazione di sostanze chimiche, poco tutelati sotto il profilo della sicurezza. “Il ragazzo è andato in bagno perché l’acido solforico bruciava – continua Pedrini – e lì, per sua fortuna ha incontrato un lavoratore dipendente di Carlo Erba Reagenti che si è reso conto dell’accaduto. Sono intervenuti altri colleghi, l’infortunato è stato immerso in una vasca apposita.
Dopo essersi cambiato i vestiti, si è recato nell’infermeria aziendale”. Successivamente il ragazzo si è presentato all’ospedale di Cernusco, dove è stato medicato e gli sono stati diagnosticati 5 giorni di infortunio. “E se fosse successo il sabato, quando non è presente nessuno di Carlo Erba Reagenti, cosa sarebbe successo al giovane lavoratore?” si chiede Pedrini.
“La Cub è costretta ancora una volta a denunciare che si rischia sulla pelle dei lavoratori – aggiunge – perché le finanziarie e le multinazionali esternalizzano. Le cooperative utilizzano personale non sufficientemente addestrato”. Al polo chimico di Rodano riparte la protesta dei lavoratori: proclamati lo stato di agitazione e il blocco degli straordinari.
Lunedì ci saranno delle assemblee per decidere le azioni di lotta e sostenere un operaio della Tnt Logistics che, assunto con un contratto a tempo determinato, è stato nuovamente lasciato a casa dopo un anno da interinale nel magazzino di Rodano.Patrizia Tossi
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La Gazzetta della Martesana - 1 marzo 2004
stava spostando un bancale quando è caduta a terra una scatola contenente acido solforico. Il liquido gli è finito sul giubbotto e i pantaloni, ma è subito arrivato alla pelle. E’ accaduto giovedì scorso a un 24enne pioltellese, mentre stava lavorando nel magazzino della Carlo Erba Reagenti, dato in gestione a Tnt Logistics.
Il ragazzo è corso in bagno per il forte bruciore provocato dall’acido e qui ha trovato un dipendente della Carlo Erba che ha dato l’allarme e lo ha subito soccorso.
Lo hanno quindi spogliato e immerso in un’apposita vasca, poi è stato portato in infermeria e infine all’ospedale di Cernusco, dove è stato medicato.
Sulla questione sono intervenuti subito i rappresentanti del Cub, già sul piede di guerra per il continuo cambio delle cooperative, per i rischi della precarietà e della rotazione con personale diverso e per il licenziamento, a loro avviso illegittimo, di un lavoratore a tempo determinato.
Motivi per i quali è stato proclamato questa mattina lo stato di agitazione.
da “Corriere” Cronaca di Roma 25 febbraio 04
Dall’azienda duecento lettere ai dipendenti che parteciparono a un’assemblea non autorizzata Non sono propriamente lettere di richiamo.
Qualcuno le ha definite una specie di «bonario rimbrotto». Ne sono state spedite duecento in tutto, dirette a quei dipendenti Alitalia che il 13 gennaio parteciparono a una specie di assemblea improvvisata, fuori dagli hangar. Erano state ore di tensione, proprio come sempre in questi giorni di incertezza dove il destino della compagnia di bandiera matura tra ipotesi contrastanti, privatizzazione, il rilancio ad opera della mano pubblica. Oppure cassa integrazione e persino il tracollo.
Quella mattina a ogni incrocio per le strade dell'aeroporto c'erano camionette di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa: caschi, manganelli e scudi in kevlar. Chissà perché, tra i tanti che parteciparono al sit in spontaneo, solo uno, un sindacalista del Cub, ha ricevuto una punizione, arrivata tramite raccomandata postale: 10 giorni di sospensione dall'azienda, un provvedimento che il dipendente ha subito impugnato di fronte all'ispettorato del lavoro. Nel frattempo, è arrivata anche la solidarietà dei suoi colleghi, tra addetti alla manutenzione, dipendenti degli uffici alla Magliana, hostess ai check in: in duecento si sono autodenunciati, spiegando all'ufficio personale Alitalia che anche loro, quella mattina, «erano là, a difendere il posto di lavoro». Poi subito la lettera di rimprovero. «In sostanza ci hanno detto che sarebbe meglio non farlo più», sbotta adesso Paolo Maras, steward con 21 anni di servizio e coordinatore nazionale del Sult. «Motivazioni che non hanno né capo né coda: nonostante sia in ballo il destino di migliaia di famiglie, qui c'è chi trova tempo da perdere cavillando sulla legittimità di certe proteste sacrosante».
Che il clima sia esasperato, lo dicono tanti indicatori. Per esempio la denuncia dei trenta sindacalisti che lo scorso 17 dicembre occuparono l'autostrada per l'aeroporto. Ai dirigenti del commissariato di Fiumicino non è certo piaciuto inoltrare alla procura di Civitavecchia i fascicoli per interruzione di pubblico servizio.
«Tanti li conosciamo, magari sono persino i mariti delle nostre sorelle o di amici», raccontava perplesso un agente che ha partecipato all'identificazione dei dipendenti sotto inchiesta. «Speriamo che questa vicenda si chiuda presto. Ma soprattutto bene: perché il peggio, in termini di conseguenze per chi lavora, è tutto da immaginare».
Poche certezze anche all'ingresso equipaggi, proprio sotto la torre di controllo.
Piloti e assistenti di volo in partenza o appena atterrati, transitano tutti per questo varco, dopo l'11 settembre giorno e notte presidiato dai lancieri di Montebello. «Quello che conta è non svendere l'azienda, credere nel suo futuro e ricordarsi che è un pezzo importante del prestigio del nostro paese», si ferma a dire un comandante con diciotto anni di volo sulle spalle, Salvatore D'Alù.
Poi passa un suo collega che sta sul Jumbo, capelli bianchi, «la gioventù trascorsa in Aeronautica militare, sugli F104». Racconta solo che «a leggere i giornali in questi giorni mi viene da piangere: diciotto anni regalati a quest'azienda, e ora siamo sul baratro». Ma perché? «Basta contare il numero dei manager.
La Fiat, che ha cinque volte i dipendenti dell'Alitalia, ne conta la metà. Cosa li abbiamo pagati a fare?», si domanda allungando il passo.
Poco lontano, in un corridoio a cento metri, c'è la saletta dei dipendenti di Az Airport, quelli dell'assistenza a terra.
Dice Caterina, 36 anni, rampista stagionale. «Il mio stipendio medio è di 850 euro.
Sono arrivata al rinnovo del quattordicesimo contratto: il penultimo è durato 11 mesi e 20 giorni. Un anno non si può, sennò scatta l'assunzione a tempo indeterminato. Il futuro? Per me è una parola che non esiste».
Alessandro Fulloni
Il 18 febbraio 2004è stata arrestata a Bogotà (Colombia) Luz Perly Cordoba, responsabile dei diritti umani della Federazione Nazionale Sindacale Unitaria Agraria FENSUAGRO-CUT. La CUB (Confederazione Unitaria di Base) manifesta tutta la propria solidarietà a Luz Perly Cordoba. Chiediamo al governo Colombiano che Luz Perly Cordoba venga immediatamente scarcerata
Liberazione” 14 2 2004
A cominciare da quelli dei trasporti, «che ledono un diritto costituzionale». E le imprese che prorogano i rinnovi fino a limiti intollerabile? Il presidente della Commissione "di garanzia" non le cita nemmeno.
Eppure, tra coloro che ieri hanno assistito alla conferenza in pompa magna nella storica "Sala della Lupa" a Montecitorio, c'erano tanti rappresentanti degli imprenditori. C'era anche il sottosegretario Sacconi che non ha mancato di metterci del suo.
E così la dura critica di Martone ai cosiddetti scioperi selvaggi, accompagnata da una chiara richiesta di maggiori poteri e di una ulteriore sessione leglislativa, diventa nelle parole di Sacconi un: «le liste degli scioperanti bisogna passarle subito ai prefetti».
Davvero un bel clima ieri nella sala della Lupa. Un clima che ha disorientato molti. A Cominciare dalla Cisl che, non si sa bene come, riesce a spaccarsi in due come una mela. Da una parte la Fit-Cisl, con Claudio Claudiani, che parla di non condivisione dei rinvii «a possibili riforme legislative della regolamentazione», dall'altra il segretario confederale Gigi Bonfanti che dichiara una «sostanziale condivisione».
Paolo Cento, parlamentare dei Verdi, dice chiaramente: «Si annuncia una pericolosa svolta autoritaria che ha l'obiettivo di restringere gli spazi della conflittualità sociale». «Le considerazioni di Antonio Martone, insieme alla proposta del sottosegretario Sacconi su un coinvolgimento dei prefetti per comminare le sanzioni, sono un preoccupante passo verso norme liberticide inaccettabili: gli scioperi non sono selvaggi ma solo espressione di un forte disagio sociale ed economico che il governo Berlusconi non ha voluto affrontare, lasciando svuotate le tasche dei lavoratori.
Lo stesso sindacalismo di base - ha concluso Cento - è espressione di interessi non tutelati, cioè è una risorsa della democrazia». «Referendum preventivi, elenchi nominativi, sanzioni erogate direttamente dai prefetti sulle buste paga... a quando gli arresti preventivi dei sospetti scioperanti?», si chiede Pierpaolo Leonardi del coordinamento nazionale Cub.
Per Aurelio Speranza, del Cnl/Sult, «c'è una chiara volontà di inasprire le sanzioni direttamente sui lavoratori». Non solo, a loro Martone ha anche chiesto il preavviso sugli scioperi, «in aperta violazione dell'articolo 8 della legge 300, "indagini sulle opinioni dei lavoratori"», sottolinea Speranza, e un criterio di rarefazione oggettiva ancora più stringente fino al punto di arrivare a un calendario delle date consentite.
Insomma, il regime c'è eccome. L'unica a non accorgersene è la Cisl.
«Sono intellorabili le sue dichiarazioni - è il commento di Luciano della segreteria nazionale del Sin. Cobas perché dopo tanto alone e maschera di imparzialità oggi si schiera contro i lavoratori e invoca una spedizione punitiva contro i tranvieri. Non si pone mai una domanda semplice: perché aumentano gli scioperi? I lavoratori non si divertono mica. Né sono dei pazzi».
Fabio Sebastiani
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Roma. Offensiva della Commissione di Garanzia contro gli scioperi selvaggi. «Il secondo semestre dell’anno è stato caratterizzato da significativi episodi di intenzionale violazione delle regole con intollerabile e grave lesione dei diritti costituzionali», ha tuonato ieri il presidente, Antonio Martone, presentando a Montecitorio la Relazione annuale, alla presenza del Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi.
Il Garante ne è convinto: non serve un inasprimento delle sanzioni (lo scorso anno la Commissione ne ha erogate 54, per un totale di oltre 129mila euro) ma una loro tempestiva ed effettiva applicazione perché svolgano un’«efficace funzione dissuasiva». «Quando da parte di alcuni c’è il rifiuto stesso del sistema, l’ordinamento affida ad altri soggetti l’applicazione di diverse e più pesanti sanzioni», ha rilevato Martone.
Un’indicazione raccolta dal sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, che si spinge oltre ipotizzando che le sanzioni, nei confronti dei singoli lavoratori, siano comminate dal prefetto e non più dall’azienda, attraverso il prelievo sullo stipendio. «L’impresa deve fornire gli elenchi e il prefetto comminare le sanzioni», ha spiegato il sottosegretario osservando come oggi le aziende siano chiamate ad erogare le sanzioni quando non ne hanno più interesse perché, nel frattempo, è intervenuto l’accordo con la controparte. Non solo: per Sacconi deve cadere anche il tabù, secondo cui non si può conoscere l’adesione dei singoli allo sciopero, almeno nei settori più delicati come, per esempio, le scuole materne e gli ospedali. In precedenza, lo stesso Martone si era detto favorevole ad una «comunicazione preventiva dell’intenzione di adesione da parte dei singoli».
Pronta la replica da parte dei sindacati che chiedono invece corrette relazioni sindacali.
«Di giorno il sottosegretario si adopera perché venga meno la coesione sociale, mentre la notte è ossessionato da una concezione da stato poliziesco», ha replicato il segretario confederale della Cgil, Nicoletta Rocchi. Critico anche il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, che ha bocciato la concezione «repressiva» del diritto di sciopero di Sacconi respingendo anche l’ipotesi di arrivare a liste dei singoli nominativi degli scioperanti. Secondo il segretario confederale della Cisl, Gigi Bonfanti, le responsabilità à non possono scaricarsi solo sui lavoratori.
«L’acuirsi del conflitto», ha affermato, «ha ragioni profonde nelle inadempienze delle aziende, nel non rispetto degli accordi negoziali, nei gravi ritardi nel rinnovo dei contratti. Nella mancanza, in buona sostanza, di corrette relazioni industriali». Rincarano la dose le organizzazioni di base: «Referendum preventivi, elenchi nominativi, sanzioni erogate direttamente dai prefetti sulle buste paga....A quando gli arresti preventivi dei sospetti scioperanti?», domanda polemicamente Pierpaolo Leonardi del Coordinamento nazionale Cub.
Anche la Sincobas insorge, giudicando «intollerabili» le parole di Martone: «Martone getta la maschera, abbandonando il suo alone di imparzialità, ecco un’offensiva a tutto campo contro lo sciopero». Per il vicepresidente della commissione Giustizia di Montecitorio Paolo Cento (Verdi) le considerazioni di Martone e la proposta di Sacconi annunciano «una pericolosa svolta autoritaria che ha l’obiettivo di restringere gli spazi della conflittualità sociale»
Secondo la Commissione, comunque, altre strade che potrebbero essere perseguite sono il referendum preventivo tra i lavoratori sull’azione di protesta e lo sciopero virtuale. Il Garante, infine, ha lamentato anche l’«assoluta inadeguatezza delle risorse personali e materiali» a disposizione della Commissione che rende inattuabile un suo intervento «più penetrante». ..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Lo stesso articolo appare nei giornali “ON LINE” sotto elencati:
L'Unione Sarda (Nazionale) Scioperi selvaggi, stop del Garante
La Provincia di Lecco Sacconi: «Le imprese dicano chi ha infranto le regole»
La Provincia di Sondrio Sacconi: «Le imprese dicano chi ha infranto le regole»
La Provincia di Como Sacconi: «Le imprese dicano chi ha infranto le regole»
Il Gazzettino «Il prefetto punisca chi viola le regole»
Il Giornale di Vicenza Sciopero selvaggio nel mirino Scontro tra governo e Cobas
L'Arena Sciopero selvaggio nel mirino Scontro tra governo e Cobas
Brescia Oggi Sciopero selvaggio nel mirino Scontro tra governo e Cobas
La Nuova Sardegna linea dura contro gli scioperi
Il Mattino di Padova linea dura contro gli scioperi
Alto Adige linea dura contro gli scioperi
la Gazzetta di Modena linea dura contro gli scioperi
Trentino linea dura contro gli scioperi
Gazzetta di Reggio linea dura contro gli scioperi
La Gazzetta di Mantova linea dura contro gli scioperi
La Nuova Ferrara linea dura contro gli scioperi
Il Tirreno linea dura contro gli scioperi
Libertà Stop sciopero selvaggio: multe dai prefetti
Gazzetta del Sud Offensiva della Commissione di garanzia che ha presentato la relazione annuale a Montecitorio
L'Adige «Basta scioperi selvaggi» Il garante Martone: «Ledono i diritti costituzionali»
Previdenza, parte la mobilitazione generale
Sciopero generale, e non solo sulle pensioni. Che il tema della previdenza stia diventando una sorta di paradigma dello scontro sociale in atto nel nostro paese forse non è una novità. Ma il fatto che rispunti fuori con forza sia nelle proposte del sindacalismo di base che in quelle di alcuni settori della Cgil fa un certo effetto.
L'occasione, ieri, proprio nel corso dell'iniziativa sulle pensioni del Prc alla sala della Sacrestia in vicolo Valdina. Da una parte il coordinatore nazionale delle Rdb/Cub, Paolo Leonardi, dall'altra il segretario nazionale della Cgil Paolo Nerozzi. Anche se la Dini continua ad essere un punto di grande divario, entrambi - ammesso che Cgil, Cisl e Uil oggi decidano la fine dei "tempi supplementari" - sottolineano che «è il momento della lotta».
Per la Cub l'appuntamento è alle porte: il 12 marzo. «Rivendichiamo pensioni dignitose e consistenti aumenti salariali - sottolinea Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale della Cub, in un comunicato - e scioperiamo per respingere l'ulteriore attacco alla previdenza pubblica già devastata dalla Dini». Lo sciopero è anche per scuola e sanità pubblica.
Anche in Cgil tira aria di "piattaforma generale". «Lo sciopero generale sulle pensioni - sottolinea Nerozzi - sta dentro un quadro di prospettiva in cui rientrano anche i problemi della redistribuzione del reddito a partire dal fisco e dal salario differito, ovvero dal welfare». E su su, fino al un modello economico alternativo. C'è posto anche per una critica, nemmeno tanto velata, al comportamento del centrosinistra su tutta la vicenda previdenziale.
«Occorre cambiare - dice Nerozzi - il segno dell'approccio alle questioni sociali. E' questo che devono fare le forze dell'opposizione». E proprio mentre Nerozzi pronunciava queste parole Treu dava il via libera alla proposta del governo sempre che venga confermato il ritiro della decontribuzione. Ma Maroni avverte:
«Ancora stiamo lavorando». Per Guglielmo Epifani, «se dovesse essere ritirata la decontribuzione, sarebbe la conferma del fatto che il sindacato aveva ragione a dire che era un provvedimento sbagliato». «Allo stato però - ha proseguito Epifani - vedo che il Governo insiste in una riduzione di spesa dello 0,7%». Quindi, «si conferma che il vero obiettivo del Governo non è fare una riforma delle pensioni, non è allargare la soluzione dei problemi per chi - penso ai lavoratori precari, discontinui - oggi ha molti più problemi sulla prospettiva previdenziale, ma soltanto quello di ridurre la spesa».
E «questo - ha concluso - è il vero motivo per cui noi non siamo stati d'accordo con le scelte del Governo». L'agenda sindacale incalza. Per oggi alle 18 è previsto l'incontro tra i segretari di Cgil, Cisl e Uil. Si aspetta la convocazione del ministro del Welfare. «Sui vari temi in discussione - sottolinea Luigi Angeletti, segretario della Uil - abbiamo una opinione comune sul 99 per cento dei casi, salvo quello di come far fronte a un eventuale aumento del costo del sistema previdenziale fra 15 anni», ovvero sul problema della gobba.
«L'unico accordo che considero possibile con i governo - ha proseguito - è quello che prevede gli incentivi». Questi ultimi, previsti inizialmente nella delega depositata dal governo in parlamento, sono stati poi annullati con l'emendamento che obbliga a lavorare fino a 40 anni di contribuzione. La volontarieta' nella scelta di andare in pensione da parte dei lavoratori viene ritenuta da Angeletti «la soluzione più intelligente, la migliore».
Fabio Sebastiani
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“Corriere della Sera” Cronaca di Milano 13 2 04
Dopo taxi e tram, il rischio disagi coinvolge Poste e Aem. A mettere in difficoltà il servizio sono ancora le proteste dei lavoratori. Inevitabile nei prossimi giorni qualche disagio per i cittadini. Intanto si allunga la lista delle aziende che ridimensionano gli organici. Con l’inevitabile contorno di scioperi e agitazioni. POSTE - I dipendenti lombardi delle Poste aderenti a Cgil, Cisl e Uil da ieri non assicurano più gli straordinari. La protesta continuerà fino al 28 febbraio. «In caso di mancata convocazione da parte dell’azienda siamo pronti a indire per metà marzo uno sciopero regionale», assicura il sindacato confederale.
Per i lombardi la sospensione degli straordinari potrà comportare ritardi nella consegna della posta e file agli sportelli. «Ci scusiamo per questi disagi ma non potevamo fare altrimenti - dice Carmelino Ferrari, segretario della Uilpost -. Alle poste lombarde mancano mille nuove assunzioni. A Bergamo, Como, Mantova e Brescia il servizio è già al collasso. Stesso discorso in alcune zone di Milano».
AEM - Martedì prossimo, 17 febbraio, sciopereranno i dipendenti di Aem aderenti alla Cub. Nell’azienda (controllata al 51 per cento dal Comune di Milano) la Confederazione unitaria di base rappresenta il 40 per cento degli iscritti al sindacato. «Contro la privatizzazione dell’azienda abbiamo organizzato anche un presidio davanti a palazzo Marino - spiega Carmelo Calabrese della Cub -. Inoltre è stata aperta una sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari a un ricorso al Tar in caso il Comune non rinunci alla privatizzazione».
Contrario alla vendita di una nuova quota di Aem anche il sindacato confederale. Cgil, Cisl e Uil hanno indetto uno sciopero di un’ora per il prossimo 27 febbraio. Inoltre lunedì, 16 febbraio, si terrà una fiaccolata per le vie del centro.
Martedì prossimo Aem assicurerà comunque i servizi a garanzia della sicurezza degli impianti. «Le centrali Aem che producono energia non si fermeranno di certo», promette inoltre l’azienda. In Aem il sempre più acceso dibattito in Consiglio comunale sulla vendita di un’ulteriore quota azionaria suscita comunque qualche preoccupazione: «Speriamo che il confronto finisca presto. Siamo una societàà quotata in Borsa e non vorremmo che questo confronto alla fine penalizzasse gli azionisti».
AZIENDE IN CRISI- Ieri, davanti alla sede di Assolombarda, hanno protestato i dipendenti della Iarsiltal. I 530 lavoratori dell’azienda metalmeccanica di Abbiategrasso si oppongono altrasferimento della produzione a Ticineto, in provincia di Alessandria.
Sul piede di guerra anche i dipendenti dalla Montefibre di Milano: per 60 l’azienda ha chiesto la cassa integrazione. Ieri, per finire, hanno scioperato per otto ore i lavoratori delle piccole imprese aderenti alla Fiom.
Rita Querzé
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"Liberazione"
Il fatto è gravissimo in quanto con questa legge, che dovrà comunque essere ridiscussa al Senato, viene stravolto il rapporto di lavoro che da privatistico passerà a pubblico equiparando nella normativa i lavoratori dei vigili del fuoco alle forze militari e di pubblica sicurezza». Fabrizio Tarchi è un membro del coordinamento nazionale dei Vigili del fuoco della Rdb/Cub. Ha partecipato alla trattativa sul rinnovo del contratto e ora è costretto a "ingoiare" il rospo di un provvedimento odioso.
Quali conseguenze ha sul contratto appena firmato?
Stravolge la parte normativa dell'impianto contrattuale, appena sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali.
Ovviamente, la RdB-Cub con la volontà di tutelare la dignità dei lavoratori che chiedono aumenti salariali e che non sono disposti a barattare i propri diritti, respinge la scelta del Parlamento e si prepara a dare vita nei prossimi giorni ad iniziative di lotta nelle piazze e nei posti di lavoro.
Voglio ricordare, poi, che in realtà il primo impulso alla militarizzazione dei vigili del fuoco è partito proprio dal centrosinistra con l'approvazione del decreto legislativo 300 del 99, quello che ha istituito il dipartimento della difesa civile. Tra i firmatari furono Bianco, e poi, in un secondo provvedimento, lo stesso D'Alema.
Si proponevano l'assegnazione dei vigili del fuoco nel comparto sicurezza. Il pericolo vero è che attraverso questo disegno di legge vengano cambiate le funzioni dei vigili del fuoco. Dal soccorso alla repressione, insomma. Quando ci fu il G8 qualcuno lo propose. E lo respingemmo. Al posto dei vigili impiegarono la forestale perché ci opponemmo energicamente.
Quali conseguenze avrete sulle condizioni di lavoro, orario e turni?
Al momento non credo che ci siano delle conseguenze, anche se il sottosegretario Balocchi ha lasciato capire che non rimarrà una materia del tutto esente da trasformazioni. I lavoratori si sentono frustrati e arrabbiati.
Nella totalità della categoria non siamo riusciti a coinvolgere i cittadini. E' un punto importante perché ora ne risentiranno anche loro. Ora i vigili del fuoco verranno impiegati anche negli sfratti, per esempio. Senza contare la questione della sicurezza che riguarda gli obiettivi sensibili. In ambito Nato addirittura potrebbero esserci impieghi nelle operazioni di peace keeping. Infatti, se ne parlò proprio a proposito della missione in Iraq.
Ora avete il rinnovo del biennio.
Sì, tra poco inizieremo un altra tornata contrattuale. Se guardiamo agli aumenti dati al comparto sicurezza hanno preso la metà di quello che abbiamo preso noi. Se la legge sulla militarizzazione dovesse diventare definitiva avremo un contratto di diritto pubblico al posto di un contratto di diritto privato. Al posto di un contratto tra la parti, quindi, ci sarà una legge che non si potrà modificare per quattro anni. E quindi diminuiranno fino a scomparire del tutto gli effettivi spazi di contrattazione.
Fa. Seba.
(ANSA)
Roma – Martedì, e cioè dopo il consiglio di amministrazione di Alitalia, si terrà “un vertice di Governo sul caso Alitalia”. Lo ha annunciato al termine della riunione del Consiglio dei Ministri il Ministro per l’innovazione Lucio Stanca, precisando che oggi il tema non è stato affrontato nel corso della riunione.
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"Corriere economia" 11 febbraio 04
ROMA- Ci saranno anche le famiglie dei lavoratori Alitalia, martedì prossimo, davanti a palazzo Chigi per chiedere al governo di evitare i 2.700 esuberi. È questa l’ultima iniziativa del Cub Trasporti. E per una volta dipendenti e vertici della compagnia procedono insieme. Anche il consiglio di amministrazione avrebbe deciso pressioni sull’azionista, il ministero del Tesoro, per un chiarimento.
Alcuni consiglieri potrebbero chiedere lunedì prossimo la convocazione di un’assemblea straordinaria. Obiettivo: capire una volta per tutte se il piano va applicato o ritirato. All’imminente campagna elettorale per le europee, del resto, un po’ tutti i partiti di maggioranza vorrebbero arrivare risolvendo la vertenza senza esuberi.
E la soluzione potrebbe passare per un «preaccordo» con i sindacati, con l’annullamento degli esuberi da outsourcing e la cassa integrazione per un numero circoscritto di lavoratori, insieme all’impegno al riassorbimento a breve.
Oggi l’Antitrust Ue potrebbe dare il via libera all’accordo tra Air France e Klm. Ieri l’Antitrust italiano ha criticato la scarsa concorrenza negli aeroporti che determina «un incremento dei costi sopportati dalle compagnie».
Sempre ieri l’Enac (ente aviazione civile) ha riconosciuto per la Sea (Linate e Malpensa) e l’Adr (Fiumicino e Ciampino) la conformità agli standard internazionali Icao.
A. Bac.
ROMA, 3 febbraio 2004 - AgenParl - “Perché, unico caso in azienda, un provvedimento disciplinare dell’Alitalia è stato notificato a un solo dirigente sindacale e precisamente ad Antonio Amoroso del CUB Trasporti?”. Lo chiede in un’interrogazione al ministro del Lavoro, Roberto Maroni, l’on. Paolo Cento (Verdi).
Il parlamentare continua chiedendo al Ministro del Lavoro “se sia a conoscenza dei motivi per cui l’Alitalia abbia deciso di colpire, con un provvedimento disciplinare, un solo lavoratore e dirigente sindacale, quando alla manifestazione spontanea del 14 gennaio scorso hanno partecipato, evidentemente, circa 800 dipendenti, tra i quali diversi dirigenti appartenenti a tutti i sindacati del settore”.
ANCORA IN ALTO MARE LA CONCLUSIONE DELLA VERTENZA ALITALIA AL TAVOLO MINISTERIALE.
ROMA. 3 febbraio 2004- AgenParl - A distanza di un mese, dall’ormai lontano accordo di Palazzo Chigi del 29 dicembre scorso, rimangono ancora un puro esercizio accademico gli incontri delle parti - Governo, Alitalia e sindacati - susseguitisi al tavolo negoziale, presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. L’inconcludenza e il dilungarsi delle trattative potrebbe rivelarsi una pericolosa trappola, volta a rallentare e a raffreddare mobilitazione e scioperi, dando spazio all’attuazione del piano Mengozzi.
“Non lasciamoci impantanare nelle secche di una trattativa sterile e fallimentare”, afferma la Confederazione Unitaria di Base. “Il piano deve essere ritirato e ridisegnato su nuove basi. La minaccia dei licenziamenti e lo smembramento dell’Alitalia debbono essere respinti. Deve essere un piano di rilancio, che crei occupazione e non licenziamenti e disoccupazione come l’attuale”.
In effetti, la tabellina di marcia degli incontri ministeriali risulta palesemente disattesa. Essa prevedeva, per il 31 gennaio scorso, un incontro conclusivo a Palazzo Chigi, preceduto il 27 gennaio da un propedeutico incontro presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, alla presenza, oltre che del viceministro Mario Tassone, anche dello stesso ministro Pietro Lunardi, il quale ha però disertato la riunione.
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ROMA. 3 febbraio 2004- AgenParl - Ha preso il via, presso l’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma, una nuova iniziativa del CUB Trasporti, una tenda - presidio permanente, luogo d’incontro e di dibattito per dare maggiore impulso e visibilità alla mobilitazione dei lavoratori del gruppo Alitalia e di tutto il comparto aeroportuale, a difesa della occupazione, “fortemente penalizzata dal contestato piano industriale Mengozzi”.
“Al presidio - annuncia un comunicato del sindacato di base - sono invitati tutti i lavoratori che operano in aeroporto e nell’indotto aeroportuale, qualunque sia l’appartenenza sindacale, accomunati dallo stesso spirito e dalla stessa ferma volontà di salvare l’azienda e il proprio lavoro dalla rovina alla quale viene condotta da un’accolita di dirigenti sciuponi, da sindacalisti burocrati e da politici da prima Repubblica”.
Come già avvenuto nel periodo prenatalizio presso il Centro direzionale Alitalia alla Magliana, il presidio servirà, “attraverso il confronto diretto e permanente tra lavoratori e tra questi e rappresentanti delle istituzioni, nazionali e territoriali, a creare una forte movimento di contrapposizione alle politiche di liberalizzazione e privatizzazione del trasporto aereo italiano e, in particolare, a bloccare il piano di smembramento e dissoluzione del gruppo Alitalia, voluto da Mengozzi, dalla sua dirigenza e dai suoi fautori”.
“Soltanto con il coinvolgimento attivo e responsabile di tutti - affermano i sindacalisti del Settore aereo della CUB Trasporti - potrà essere sconfitto, prima che sia troppo tardi, il disegno di quanti - forse operando in accordo con lobby economico - politiche italo - straniere - da anni tentano di consumare un lucroso affare sulle spoglie della nostra compagnia di bandiera”.
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"Ansa on line"
FIUMICINO - All'aeroporto di Fiumicino alcune centinaia di dipendenti Alitalia, per lo piu' dei reparti dell'area tecnica, hanno dato vita ad un corteo di protesta partito dal piazzale antistante la mensa e che ha raggiunto i terminal dello scalo, dividendosi in due tronconi: uno sfila sull'anello viario delle partenze, un altro su quello sottostante degli arrivi. Alla protesta partecipano anche gli addetti alle biglietterie, ai check-in, ai banchi d'informazioni che, tuttavia, restano pero' funzionanti sia pure con personale ridotto.
Uno spiegamento di agenti di polizia e carabinieri e' impegnato nella sorveglianza sia davanti che dietro al serpentone di ''tute verdi'', che scandisce slogan e fa trillare fischietti.
La mobilitazione sta creando dei rallentamenti agli automobilisti che, una volta lasciata l'autostrada, devono impegnare le rampe di accesso che conducono alle aerostazioni e l'Alitalia e' stata costretta a cancellare cinque collegamenti in partenza ed altrettanti in arrivo sulle stesse rotte. Si tratta dei voli per Dublino, Parigi, Bruxelles, Catania e Palermo.
I rappresentanti sindacali, prima della partenza del corteo, hanno espresso ''insoddisfazione per l'andamento delle trattative sul piano industriale della compagnia: il governo non ha dato risposte concrete sugli assetti strategici da noi richiesti''.
03/02/2004 11:45
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"Corriere on line"
03 feb 11:27
FIUMICINO (Roma) - L'Alitalia ha cancellato alcuni voli all'aeroporto romano di Fiumicino in seguito alla nuova mobilitazione dei dipendenti. Per ora sono state soppresse le partenze per Dublino, Parigi, Bruxelles, Catania e Palermo. Il corteo dei manifestanti si e' intanto diviso in due gruppi, uno occupa la pista delle partenze, l'altro quella degli arrivi.
(Agr)
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"La repubblica on line"
Alitalia, corteo di lavoratori concellati dieci voli
ROMA- Cinque voli in partenza e cinque in arrivo all'aeroporto di Fiumicino cancellati. Queste le prime conseguenze di un'agitazione dei dipendenti Alitalia che stanno sfilando in corteo sia sull'anello viario delle partenze che su quello degli arrivi. L'Alitalia, per ora, ha dovuto cancellare i voli in partenza ed in arrivo da: Dublino, Parigi, Bruxelles, Catania e Palermo. Nelle strade che portano all'aeroporto il traffico automobilistico è pressoché fermo. Le rampe di accesso ai terminal sono bloccate, mentre il flusso degli automobilisti in uscita dall'autostrada Roma-Fiumicino, rallentata anch'essa nella parte terminale, viene fatto convogliare su una strada secondaria fino all'area tecnica.
Da qui, e sono già decine, i viaggiatori sono costretti a percorrere le ultime centinaia di metri a piedi per raggiungere le aerostazioni. Alcuni, seccati, hanno riferito di "rischiare così di perdere il proprio volo". Il corteo, nel frattempo, è stato bloccato all'altezza del terminal dei voli nazionali: tra breve è atteso il ricongiungimento con i lavoratori giunti dal Centro Direzionale della compagnia alla Magliana.
(3 febbraio 2004)
Liberazione 31 gennaio 2004 (in breve)
Anche il secondo incontro in Unione Grafici non ha prodotto ancora alcun risultato utile. La direzione ha confermato che non ci sono alternative ai 6 licenziamenti. «Non possono bastare motivazioni generiche al gruppo Océ che ha due aziende in Italia con oltre 700 addetti e non riesce a trovare possibili soluzioni alternative ai 6 licenziamenti», scrivono in un comunicato i lavoratori e i sindacati di base. Perciò è stato deciso di respingere al mittente le ferie forzate e di continuare le iniziative di protesta. Lunedì mattina i 6 lavoratori (di cui tre invalidi gravi) si presenteranno al lavoro normalmente in via Berchet 2 a Milano. E poi, eventualmente, anche alla Bmg Ricordi di Sesto Ulteriano e alla Ocè di Cernusco sul Naviglio. E' previsto un altro incontro il 5 febbraio pomeriggio con la direzione Ocè B. S.
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La Gazzetta della Martesana 1febbraio 2004
Sei posti a rischio
Licenziamenti in vista all’Océ: mobilitazione tra i lavoratori
Cernusco S/N – La Océ B.S. (248 addetti in Italia, facente parte del gruppo Océ con 23.000 addetti nel mondo) ha avviato al procedura per il licenziamento collettivo dei 6 lavoratori del centro posta e invio promozioni della sede di via Berchet di Milano della Ricordi (oggi del gruppo BMG). Tre anni fa il lavoro e i lavoratori sono stati passati da BMG Ricordi a Océ. Alla scadenza del contratto, BMG Ricordi non ha rinnovato “l’appalto” e si è ripresa all’interno il lavoro. Ocè ha così avviato, il 16 gennaio, la procedura dei licenziamenti collettivi. La Cub ha contestato le motivazioni dei licenziamenti e ne ha chiesto il ritiro visto che “Océ in Italia ha due societàà e oltre 700 lavoratori e non è sostenibile che non sia in grado di reimpiegare i lavoratori”. Si sono svolte assemblee che hanno votato la disponibilità allo sciopero. Le assemblee continueranno anche nella sede centrale di Cernusco con l’obiettivo di fra rientrare i licenziamenti e preparare un eventuale sciopero.
(ASCA) - Roma, 30 gen - ''Risulta molto alta, con punte tra il 95 e il 100% nelle aziende di Napoli, Venezia, Bologna, l'adesione allo sciopero nazionale di 24 ore promosso dal Coordinamento dei Sindacati di Base del Trasporto Pubblico Locale. ''Nonostante le aziende e i rappresentanti locali di Cgil, Cisl e Uil abbiano messo in campo iniziative che rasentano il comportamento anti sindacale, nonostante si sia all'ennesimo sciopero del settore i lavoratori - si legge in un comunicato - hanno dato una ulteriore risposta di lotta a meno di 24 ore dalla scadenza fissata dai sindacati confedrali per firmare definitivamente l'accordo contestato del 20 dicembre''. ''E' evidente la rappresentativita' del sindacalismo di base in categoria. Le citta' in cui esistono
da tempo e sono radicate le strutture di base sono quelle che hanno dato le risposte piu' imponenti - Venezia, Bologna, Trieste, Napoli, Cagliari, Roma, Bari, Potenza, Firenze, Torino per citare solo le maggiori -; ora non esistono piu' scuse per tenerci fuori dal tavolo di trattativa'' ha dichiarato Pierpaolo Leonardi del Coordinamento nazionale Cub.
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30 gen 12:26
ROMA - In netto contrasto con quanto comunicato dalle aziende di trasporto locali, i sindacati degli autoferrotranvieri annunciano adesioni molto alte per lo sciopero di oggi. In grandi citta' come Firenze, Bologna e Napoli la percentuale di lavoratori che avrebbe incrociato le braccia sarebbe del 90% e oltre. Il dato medio per le linee di trasporto a Roma si aggirerebbe invece attorno al 70%. (Agr)
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30 Jan 2004 12:34
ROMA (Reuters) - E' in corso da questa mattina lo sciopero nazionale degli autoferrotranvieri, e i sindacati di base già rivendicano il successo dell'iniziativa, anche se il cartello delle aziende del trasporto locale fornisce dati diversi, che indicano una partecipazione più limitata.
"La gente sciopera ancora, anche se siamo al dodicesimo sciopero dal primo gennaio 2002", ha detto questa mattina a Reuters Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale della Confederazione Unitaria di Base. "Questa è una bocciatura sonora del contratto firmato il 20 dicembre".
Il Sincobas parla in un comunicato di "alta adesione dei lavoratori", ma non fornisce cifre. Cifre che possono variare anche da un singolo turno all'altro, dunque bisogna aspettare stasera o domani per avere un quadro definitivo della situazione.
Leonardi ha citato i dati registrati dalla sua organizzazione in singole città, registrati in mattinata. A Catanzaro avrebbe scioperato il 90% dei lavoratori, come a Napoli e Firenze. A Brescia l'80%, a Bari l'84-85%, a Venezia e Bologna il 95%. Lo sciopero non riguarda Milano, dove invece si astengono dal lavoro i tassisti per un'altra vertenza col Comune e città come Gioia Tauro, Brindisi e Potenza, dove la protesta c'è già stata o avverrà nei prossimi giorni. Nella capitale la metropolitana funziona, pur se con rallentamenti.
L'Asstra, l'associazione delle aziende di trasporto locale, fornisce cifre diverse.
Per quanto riguarda Napoli, Asstra indica un'astensione dal lavoro del 46%. A Venezia lo sciopero ha toccato il 75% di astensioni, a Brescia il 35%, a Bologna il 70%, a Torino, il 20%, a Palermo il 19%. I trasporti extraurbani di Taranto sarebbero fermi solo al 15%. A Savona il trasporto sarebbe regolare, a La Spezia allo sciopero avrebbe partecipato il 22% dei lavoratori, a Cagliari il 28,4%.
Per quanto riguarda Roma, l'Atac dice che alle 11 l'adesione dei lavoratori allo sciopero era del 49,8% per bus e tram e del 49% sulle linee periferiche gestite dalla Sita, mentre la metro e la linea Roma-Ostia sono aperte, anche se i treni subiscono rallentamenti. Chiusa invece la Roma-Pantano.
In generale sono state rispettate le fasce di garanzia per gli utenti -- almeno quella del mattino, terminata intorno alle 8.30 -- previste dalla normativa sullo sciopero. Gli unici problemi, secondo i Cub, si sarebbero registrati a Venezia, per i collegamenti con le isole.
"L'azienda voleva sapere ieri quanti lavoratori avrebbero scioperato, cosa illegittima, per sapere come organizzare il servizio. I lavoratori hanno detto tutti che avrebbero lavorato, ma oggi in servizio c'erano solo sei dipendenti con contratto di formazione", ha detto Leonardi.
Nella capitale, come già accaduto nei giorni scorsi a Milano, ieri sera è stato firmato un accordo integrativo locale per 306 euro - da distribuire in 12 mensilità -- che va ad aggiungersi a quello nazionale sottoscritto il 20 dicembre scorso. Il contratto nazionale viene contestato dai Cobas, che chiedono 106 euro di aumento lordo mensile (contro gli 81 concessi dall'accordo nazionale) e 3.000 euro di una tantum per il mancato pagamento degli aumenti originati dall'adeguamento delle buste paga all'inflazione programmata negli ultimi due anni.
Domani intanto Cgil, Cisl e Uil (che insieme a Ugl hanno firmato l'accordo nazionale) devono sciogliere ufficialmente la riserva sul contratto, che è stato al centro delle assemblee locali dei lavoratori nelle scorse settimane.
Ma i sindacati di base chiedono ai confederali di non presentarsi al tavolo domani dicendo, come fa il Sincobas, che "la vicenda del contratto bidone... non è chiusa. Questo è il messaggio chiaro che oggi mandano i lavoratori a Cgil, Cisl e Uil che si apprestano a rendere definitiva... la truffa del 20 dicembre"
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(ANSA) MILANO, 30 GEN La Confederazione unitaria di base (Cub) parla di ''successo'' per lo sciopero indetto per tutta la giornata di oggi nel gruppo Telecom contro le esternalizzazioni e ''il peggioramento delle condizioni lavorative'': il sindacato di base sostiene che l'80% dei lavoratori ha aderito all'agitazione in Tim e il 30% nella capogruppo Telecom. La protesta e' stata indetta anche da Cobas e Snater.
Nell'ambito dello sciopero sono stati attuati presidi a Roma, Milano, Firenze, Bologna e Venezia. A Roma una delegazione secondo quanto rende noto la Cub - si e' incontrata con il capogruppo alla Camera dei Ds, Luciano Violante.
''Siamo in strada ha spiegato Walter Montagnoli, uno dei coordinatori nazionali del sindacato di base per dire no alla cessione di parti importanti dell'azienda e all'espulsione di migliaia di lavoratori con enormi spese anche per lo Stato. Si parla di aumento dell'eta' pensionabile e poi si concede alla Telecom la mobilita' per dipendenti perfettamente in grado di rimanere nel sistema produttivo''.
(ANSA).
30-GEN-04