prima volta in piazza del “precariato di stato” Sciopero e manifestazione nazionale a Roma degli instabilidella pubblica amministrazione. 35.000 persone al corteo promosso dalle Cub-RdB
di Francesco Piccioni
da “Il Manifesto” del 7 ottobre 2006
Roma - Eccoli qui i precari in carne e ossa. Quelli che non corrispondono alle analisi sociologiche fatte in loro nome e che ti sbattono in faccia all'improvviso una condizione invivibile.
È il primo sciopero nazionale dei precari della pubblica amministrazione. Ed è riuscito ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½al di là di ogni più rosea previsione?»ÔÇÜ ÔÇÜ??, spiega ancora emozionato Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale della Cub-RdB, il sindacato di base che l'ha organizzato. Per la manifestazione a Roma ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½ci aspettavamo un 15.000 persone, ma ne sono arrivate più del doppio?»ÔÇÜ ÔÇÜ??. La Cub parla di 35.000 partecipanti al corteo. E il colpo d'occhio di chi è allenato ai cortei vede che la realtà non è distante da questa cifra.
Gli striscioni distribuiti alla partenza da un grande tir che manda musica ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½militante?»ÔÇÜ ÔÇÜ?? (?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½ti lamenti, ma che ti lamenti, pigghia lu bastoni e tira fori li denti...?»ÔÇÜ ÔÇÜ??), sono tutti contro il ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½lavoro nero?»ÔÇÜ ÔÇÜ?? e ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½il precariato di stato?»ÔÇÜ ÔÇÜ??. Alla fine il corteo si ferma sotto il ministero della funzione pubblica e tre delegazioni partono per parlare con il ministro Nicolais e due sottosegretari (uno alla giustizia e l'altro alla sanità).
E allora vediamoli questi precari, ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½invisibili?»ÔÇÜ ÔÇÜ?? come persone, di cui tutti parlano come di una categoria economica astratta. Ce ne sono in tutti i mestieri che tengono in piedi l'apparato dello stato. Sono informatici, infermieri, impiegati, vigili del fuoco, operai della forestale e lsu. E altro ancora. Gente di tutte le età, dai venti ai sessant'anni, con livelli di istruzione differenti, lavoratori dotati di braccia e di conoscenza. Ma inestricabilmente uniti da una condizione unica. Nonostante abbiano anche forme contrattuali differenziatissime (a progetto, a somministrazione, cococo, a tempo determinato, ecc), si sentono e si muovono come una tribù unita. Tra loro anche diversi ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½fortunati?»ÔÇÜ ÔÇÜ?? già assunti stabilmente, o che lo sono stati negli ultimi mesi. Portano solidarietà ai colleghi che da oggi non possono essere definiti ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½più deboli?»ÔÇÜ ÔÇÜ??: per quanto precari, e quindi più ricattabili, hanno trovato la forza di lottare.
Sono una parte essenziale della macchina statale, che da anni ha bloccato le assunzioni ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½per risanare il bilancio?»ÔÇÜ ÔÇÜ??, ma che poi - per funzionare - ha inserito personale senza diritti. Seicentomila in tutto, stimano alla Cub. Comunque centinaia di migliaia, ammettono le cifre ufficiali, incomplete. Assumerli, peraltro, non aggraverebbe le finanze pubbliche: già ora vengono pagati dallo stato. Anzi: questo spende in alcuni casi anche più di quanto non farebbe assumendoli. Lo spiega una ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½somministrata?»ÔÇÜ ÔÇÜ?? napoletana: 1.000 euro per lo stipendio, più altrettanti per la societàà che mi ha mandato nell'ente locale.
Una posizione particolare ce l'hanno i precari che lavorano per il fisco e il catasto. Se i loro uffici funzionano bene, lo stato incassa di più. Ma la finanziaria appena presentata rischia di complicare diverse cose. Il catasto, per esempio, dovrebbe passare ai Comuni. Ma in quelli più piccoli non ci sono le competenze per gestirli; e già ora ricorrono a societàà private. La polverizzazione localistica, poi, compromette l'omogeneità e l'oggettività dei criteri con cui vengono decisi (e dovranno essere rivisti) gli estimi immobiliari. Il ventilato ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½criterio di mercato?»ÔÇÜ ÔÇÜ?? (parametrare le rendite catastali agli effettivi valori di mercato) potrebbe far impennare in modo esponenziale la tassazione Ici; con incalcolabili ripercussioni sociali.
Caotica la situazione del fisco, che rappresenta il cuore dello stato moderno?»ÔÇÜ ÔÇÜ??.Qui il Dipartimento alle politiche fiscali dovrebbe controllare e coordinare un meccanismo composto di societàà private (l'ex Sogei, la Sose, la Riscossioni spa, i Monopoli) e pubbliche, per un totale di 60.000 addetti. La finanziaria prevede una legge delega per promuovere una ristrutturazione dal profilo ancor aignoto. Ma in quale direzione? Verso un'ulteriore ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½privatizzazione?»ÔÇÜ ÔÇÜ?? o in quella opposta? Viene alla mente - e lo citano - il servizio di riscossione in Sicilia ai tempi dei fratelli Salvo.
Anche l'amministrazione della giustizia solleva gravi interrogativi. societàà private gestiscono funzioni delicatissime, come il casellario giudiziario e persino le banche dati di alcuni tribunali. Ufficialmente dovrebbero solo supportare?»ÔÇÜ ÔÇÜ?? tecnicamente gli operatori del ministero, appositamente ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½formati?»ÔÇÜ ÔÇÜ??. In realtà si trovano a fare lo stesso lavoro, anche di inserimento e controllo dei dati. Pensi al fatto che dei ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½privati - quasi sempre con contratti a progetto, oppure ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½liberi professionisti?»ÔÇÜ ÔÇÜ?? a partita Iva- possono metter mano ai dati sensibili di ognuno di noi e... ti viene in mente il business di Tavaroli e lo spionaggio Telecom.
Guardi tutta questa gente e un po' ti tranquilizzi.È bene che il problema della precarietà entri con forza - e numeri - nella dialettica altrimenti ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½astratta tra paese e governo. È insomma un bene che la prima manifestazione di piazza, di fatto ?»ÔÇÜ ÔÇÜ?½contro questo governo, abbia un segno così chiaramente di sinistra. c'èè ancora spazio e tempo per far mutare di segno le politiche sociali.